Scarpe barefoot, cosa è successo dopo tre anni?

Cosa succede dopo oltre tre anni di costante utilizzo di scarpe barefoot? Quali sono i passaggi da fare per cominciare ad utilizzare le scarpe barefoot? Quali sono le accortezze da avere e quali i vantaggi?

In questo articolo voglio condividere con tutti voi la mia personale esperienza da utilizzatore di scarpe barefoot. Partirò da come e perché ho cominciato a indossare le scarpe barefoot, fino ad arrivare alla quotidianità attuale.

Cominciamo e andiamo indietro nel tempo, torniamo per un attimo al 2021.

Perché, quando e come ho cominciato a indossare le scarpe barefoot?

Ho avuto diverse vite in precedenza. In una di queste, precisamente da gennaio 2015 a novembre 2020, ho avuto delle quote in una sgangherata società che gestiva una sanitaria-ortopedia. L’investimento più folle, inutile e lontano da me che potessi fare. Durante quel periodo mi ritrovai inevitabilmente nel commercio dei plantari. Più andavo avanti e meno la questione mi convinceva. Sebbene fossi circondato da persone con certezze ferme e chiare sui plantari e sul funzionamento del piede, al contrario, io ero sempre più dubbioso. Finii così per fuggire da quella realtà e cominciai ad approfondire sempre più il mondo delle scarpe barefoot.

La curiosità nacque a causa di un fatale insieme di condizioni:

  1. Gestivo (per l’ultimo anno in vita mia grazie al cielo) uno studio di podologia e mi accorgevo che tutti, ma proprio tutti coloro con problemi ai piedi, avevano difficoltà a trovare scarpe idonee che rispettassero la forma del piede, specie dell’avampiede.
  2. Un mio post molto critico di qualche anno prima contro il marketing spinto si trasformò in una scoperta. Pensavo al mondo barefoot come lontano dalla vita quotidiana. PS: il post non l’ho mai cancellato. Anche se oggi sarei uno di quelli che lo commenterebbe male, l’ho lasciato per ricordare a me stesso che prima di parlare è meglio provare.
  3. Mi rendevo conto che stando a piedi nudi io stavo bene mentre negli anni precedenti, quanto provai a portare dei plantari, in realtà non stavo cosi bene, anzi molto male e scomodo.

La somma di tutte queste condizioni fece sì che il 19/09/2021 acquistai il mio primo paio di scarpe barefoot: le Gobi II di Vivobarefoot. Ironia della sorte lo stesso marchio che due anni prima usai come esempio nel mio post critico sul marketing. Non contento, 4 giorni dopo acquistai anche un altro paio di scarpe barefoot, ovvero le Vibram Fivefingers KSO EVO. Queste ultime le comprai per allenarmi, mentre le prime le comprai per usarle tutti i giorni. Ricordo che le indossai come prima uscita ufficiale durante un congresso di podologi dove venni invitato a parlare di biomeccanica.

E poi come ho proseguito?

I primi acquisti furono fatti a settembre e l’inverno si avvicinava. Inoltre, spesso per ragioni di lavoro ero in tuta. Per cui comprai a dicembre un paio di Altra Escalante 2.5. Lo feci soprattutto per provare una tipologia di scarpa non totalmente barefoot ma più larga da poter suggerire alle persone per iniziare.

Questi sono stati i primi tre paia di scarpe diverse dal solito che ho comprato. Da quel momento non sono mai più tornato indietro, acquistando subito modelli per tutte le necessità: estate, inverno, neve, pioggia, allenamento etc.

Tornando ad oggi, nel 2025, ho 7 paia di Vivobarefoot, 4 paia di Altra Running, 2 paia di Five Fingers, 2 paia di Mukishoes. Utilizzo solo scarpe barefoot per tutti i giorni, usando sporadicamente le Altra Escalante 2.5 oppure altre tipologie di scarpe da ginnastica più alte da terra solo in caso di uscite ed escursioni in montagna, oppure utilizzando le Altra Running Lone Peak solo in caso di neve. Per il lavoro nel mio Centro Chinesiologico Metamorfosi utilizzo delle Onyx-Low di Mukishoes.

Che vantaggi ho avuto in questi tre anni?

Ho cominciato il mio viaggio barefoot solo per curiosità e quindi non ho ho affrontato scientificamente il cambiamento del mio piede attraverso reperti video o fotografici o altro. Cercando sui miei social e nel mio telefono, ho trovato delle foto del mio piede prima del 2021 così da confrontarlo con immagini più attuali.

La prima comparazione è quella tra una foto utilizzata per un post sui social del 2019 e uno scatto del 2023. L’immagine a piede nudo sulla sinistra è lo scatto del 2023 mentre l’immagine con la calza nera a destra è quella del 2019. Qualitativamente è possibile osservare qualche differenza, in particolar modo nell’area delle dita, zona che nell’immagine sulla destra risulta essere più stretta. In entrambe le foto il piede è rilassato ma essendoci la presenza della calza che ostacola la vista e probabilmente genera un minimo di compressione, comprendo che il paragone risulti difficile. Senza dubbio posso confermare che vedo le dita dei miei piedi più distese e meno deformate rispetto a qualche anno fa.

Un altro esempio, che sono riuscito a trovare e addirittura a misurare, è preso da un altro post sui social, anche questo del 2019, comparato con un altro scatto di novembre 2023, dopo due anni di utilizzo delle scarpe naturali.

Nelle due immagini viene misurato l’angolo di flessione dorsale attiva dell’alluce. Tradotto in parole semplici: quanto riuscivo prima (immagine di sinistra) e quando riesco adesso (immagine di destra) a sollevare volontariamente l’alluce. Dopo due anni di uso delle scarpe naturali il movimento dell’alluce è migliorato di circa 2° per ogni piede, mantenendo una minima asimmetria tra i due piedi. Questa misurazione, che ovviamente risente di errore, aiuta a capire il miglioramento della funzionalità del piede avvenuto grazie all’uso di calzature maggiormente rispettose dell’anatomia e della funzione del piede.

E gli svantaggi?

Oltre ai vantaggi è giusto sottolineare anche qualche svantaggio, che cerco costantemente di gestire. Senza dubbio l’inverno è un po’ più ostico e non sono certo le scarpe più calde del mondo. Sono infatti sempre alla ricerca di scarpe migliori ogni inverno. Anche gli urti improvvisi con il terreno possono essere in alcuni casi dolorosi. Allo stesso tempo, in tre anni mi è capitato solo due volte di farmi male appoggiando il piede su delle pietre acuminate, per il resto mai avuto problemi anche camminando su terreni accidentati. Il tendine d’Achille senza dubbio risente di maggior stress e sicuramente è la struttura che più lentamente di tutte le altre si adatta ma del resto dopo circa 40 anni di uso di altre tipologie di scarpe è corretto dare i giusti tempi al corpo per adattarsi.

Quali sono i suggerimenti per fare la transizione dalle scarpe comuni a quelle naturali?

Come ogni cosa che coinvolge il corpo umano, la progressività è la chiave per ottenere risultati e non incorrere in brutte sorprese mettendo il corpo a dura prova. Per questa ragione suggerisco sempre 4 passaggi per arrivare ad usare con confidenza prima le scarpe maggiormente naturali e poi quelle totalmente barefoot (sì, c’è una differenza e la si deve conoscere*). Ecco di seguito i 4 passaggi suggeriti:

  1. Cominciare a togliere le scarpe dentro casa. Questa pratica aumenterà gradualmente il tempo a piedi nudi. Utilizzare calzini a 5 dita antiscivolo facilita la funzione del piede e non si rischia di scivolare sul pavimento liscio.
  2. Cominciare a sostituire le scarpe solite scegliendo scarpe larghe in punta e con assenza di dislivello tra la parte posteriore e quella anteriore (drop 0mm). Già in passato ho scritto qualcosa sulle scarpe larghe ma nel dettaglio per questa fase suggerisco di guardare le seguenti marche: Altra running, Topo, Hobibear, Barebarics, Splay Shoes, etc.
  3. Una volta raggiunto il comfort con le scarpe della fase precedente è possibile utilizzare delle vere scarpe barefoot. Si comincia con poche ore fino a utilizzarle per tutto il giorno. Le caratteristiche di questa tipologia di scarpe sono: 1) assenza di drop e suola piatta, 2) ampio spazio anteriore per le dita, 3) massima flessibilità e assenza di costrizioni per il piede. Esistono tantissime marche di queste scarpe, per una migliore fruizione suggerisco due siti web molto completi: Barefoot Universe e Anya’s shop. Il primo è molto informativo, il secondo offre un fantastico quiz che aiuta a scegliere la scarpa barefoot migliore per ciascuno.
  4. L’ultimo passaggio, dopo aver completato con successo e senza alcun problema quelli precedenti, è l’allenamento a piedi nudi o con scarpe barefoot. L’allenamento deve contenere non solo sessioni di stretching o di ginnastica a bassa intensità ma anche sessioni di corsa e salti e attività a alta intensità con calzature barefoot.

* i termini “scarpe naturali” e “scarpe barefoot” vengono utilizzati come sinonimi così che spesso si confondono le scarpe barefoot come quelle che sono esclusivamente larghe sull’avampiede. Per precisione è meglio specificare che con il termine “scarpe maggiormente naturali” in queste righe intendo quelle che hanno caratteristiche di assenza di drop e di larghezza dell’avampiede (utili per il punto 2). Se queste però conservano una certa altezza da terra e restano ancora gommose nell’intersuola non possono essere considerate barefoot. Queste ultime possono essere considerate tali quando la distanza tra il piede e il terreno è ridotta al massimo con pochissimi mm di separazione (solitamente max 6).

In conclusione…

…il mondo delle scarpe naturali è un mondo che sembra essere una nicchia ristretta che interessa solo dei fomentati e degli integralisti. Al contrario, è un mondo che si apre a tutti quanti e che consente di liberarsi dalla schiavitù di scarpe non progettate per la naturale forma del piede. Ovviamente per tante condizioni lavorative questa tipologia di scarpe non è ancora presente ma si sta diffondendo sempre di più. Le aziende devono adattarsi alle richieste del mercato e tanto più ci sarà richiesta di salute e tanto più le aziende modificheranno le forme cercando una maggiore naturalezza. Esistono modelli da calcio, modelli di scarpe da lavoro e tanto altro arriverà.

Se vuoi approfondire questo argomento, vuoi organizzare una formazione dedicata, vuoi fissare una consulenza, non aspettare oltre e contattami.

 

2025-03-30T22:43:33+00:00